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L’ho imparato da mia madre, che lo diceva sempre a mio padre,
che tutti gli uomini sono bugiardi, bevono, giocano e tornano tardi. Tutti uguali, tutti uguali. Ma nel mio letto poi, alla sera, mi si insegnava un'altra preghiera, facci, o Signore, tutti quanti, tutti buoni, tutti Santi. Tutti uguali, tutti uguali. lo venni su, tra vecchie case e tra panni stesi ad asciugare, le stesse facce, gli stessi confini, gli stessi giochi, gli stessi bambini. Tutti uguali, tutti uguali. Il primo bacio, a tredici anni, l'ho dato a uno che aveva vent'anni, a lui soltanto ho detto ti amo e allora ho pensato che forse non siamo, tutti uguali, tutti uguali. E se con lui è durato ben poco, è stato giusto, non era che un gioco, ma senza amore il mio calendario è una sfilza di giorni, come un Rosario. Tutti uguali, tutti uguali. E anni e anni a ritrovarsi con cento altri cui aggrapparsi, ma anche chi si diceva mio amico, in fin dei conti non mosse mai dito. Tutti uguali, tutti uguali. .......................................................................................................... Adesso parlo come mia madre, quando diceva rivolta a mio padre, che tutti gli uomini sono bugiardi, bevono giocano e tornano tardi. Tutti uguali, tutti uguali. Ma sono pronta a rinnegarmi, basta che tu ti fermi a guardarmi e già mi trovi nella tua rete e cosa m’importa se in fondo voi siete, tutti uguali, tutti uguali, tutti uguali, tutti uguali, ........ |
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